18 Maggio 2025

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  • FLORIDIA. “STOP AI RIFIUTI: LA PAZIENZA E’ FINITA, D’ORA IN POI, TOLLERANZA ZERO”

    FLORIDIA. “STOP AI RIFIUTI: LA PAZIENZA E’ FINITA, D’ORA IN POI, TOLLERANZA ZERO”

    Dopo svariati appelli sui social, il sindaco di Floridia, Marco Carianni, accelera nella sua azione tecnica contro l’abbandono dei rifiuti. “Non avremo più alcuna tolleranza nei confronti di chi prosegue nell’abbandono delle immondizie”. Un plauso era dovuto alla Polizia Municipale, e così è stato: L’azione preventiva si era estesa anche ai territori viciniori, con grande dispendio di energie. “Nel mese di gennaio 2025 – prosegue Carianni – in seguito ai controlli svolti sul territorio dagli agenti della Polizia Municipale, sono stati denunciati penalmente cinque soggetti proprio per l’abbandono di rifiuti.

    “I trasgressori sanzionati – approfondisce –   sono stati individuati grazie ai dispositivi di videosorveglianza dell’Amministrazione ed obbligati anche alla rimozione dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi”.  Adesso l’ulteriore stretta: “La lotta all’abbandono dei rifiuti – dice il sindaco – deve riguardare tutti i cittadini. I positivi risultati sono il frutto del lavoro della comandante della Polizia Municipale e di tutti gli agenti. Il decoro e la pulizia della città di Floridia dipendono da tutti noi e per questo occorre rispettare le regole, sensibilizzando tutti. Non siamo più disposti a tollerare determinati comportamenti nocivi sia per i residenti delle zone interessate, sia per l’ambiente”. Quindi la chiosa: “Solo se lavoreremo in modo unitario potremo davvero crescere come comunità”.

    R. R.

  • Mi piace il tuo QR-code

    Mi piace il tuo QR-code

    RIFLESSIONI ALLA RINFUSA SULLA QUOTIDIANITA”

    Siamo un Qr-code verde, leggermente elettrico. Il nostro nome “mai nessun saprà”: è proibito pronunciarlo. Molto meglio scansionarlo con passione, strofinandoci i chip più matti. E d’altronde, dimmi, senza quel quadratino sul braccio, meraviglioso dei suoi milioni di punti neri, tu, realmente, chi saresti? Io non potrei riconoscerti e, quindi, non uscirei con te. Oh, guarda, piuttosto vado su una dating-app (fa figo usare parole straniere dappertutto: per i boomers, significa “applicazione per appuntamenti), dove almeno c’è un codice. Sì, con un codice so chi tu realmente sia, quali perversioni hai, le tue medicine, i tuoi tic. Non mi serve abbracciarti o respirarti. Un tempo, forse. Ma oggi è pericoloso dar scandalo: è come andare sotto la pioggia e beccarsi un’influenza fuorilegge. O come stare al Sole a pelle nuda, su una spiaggia lattiginosa. Allora che fai, ti aspetto? Prendi l’auto per venire da me, ché sto uscendo per una ricarica: fermati alla prima colonnina, quella artificiale. Spero di non incendiarmi nell’attesa del tuo download. Al limite, ci facciamo un refresh virtuale nel green del mio conto in red.

  • FLORIDIA. LA “Passio” DI LANGLOIS “UN TESTO DURO, INTENSO VERO”

    FLORIDIA. LA “Passio” DI LANGLOIS “UN TESTO DURO, INTENSO VERO”

    disse il compianto Sebastiano Lo Monaco, durante l’indimenticabile “Bella Passione” portata in scena nel 2017

    Sulle note di Antonio Granata, riecheggia ancora, una serata memorabile ricreata dallo scritto del misticoLanglois, il prete che non si spaventava di una penna.
    “Rompi il tuo silenzio, dimmi chi sei”. L’incipit della possente voce di Sebastiano scuote ancora le coscienze. Recitò Langlois, il Cileno che non aveva mezzi termini nella cronaca. “Dici di avere la verità, ma che cos’è la verità? Il silenzio, la verità è lui? Nessuno ha mai parlato così. La verità? Basta con la metafisica! Basta con la mistica! Io non sono un mistico greco, non sono un poeta, sono un politico! Per questo faccio il procuratore in questo paese”. Il Sagrato di Sant’Anna si scosse. Non era aduso a testi così rivoluzionari. Il nostro grande attore, sì, da gran ricercatore qual era, qual è, ci lascia in eredità quelle vibrazioni tristemente attuali mentre soffiano, prepotenti, venti di odio, di vendetta, di sopraffazione. 

    Guarda il video di 2minuti del 13-04-2017

    “Quest’uomo è innocente – recitò commosso – ma non sa cavarsela”. L’uomo innocente, ancora lui. “Io non trovo in costui alcuna sovversione perché dovrei crocifiggerlo?”. Tentò di contrastare i ripetuti “Crocifiggilo!” della folla”. Eppure, “il suo Verbo si fece carne, carne della carneficina di Aushwitz, carne ebrea all’ingrosso, carne delle scuole elementari, carne convertibile in grasso, convertibile in silenzio degli arcipelaghi, carne della follia delle “Folies Bergère”, carne dei suicidi sui fiumi, carne dei feti abortiti per la cosmetica, carne di Gesù che muore, carne della ingegneria genetica, carne dell’infermità mentale, carne delle radiazioni atomiche, per l’immensità di Dio”.

    Il largo, mesto, vibrare dell’orchestra diretta dal Maestro AntonioGranata, incornicia una serata che oltrepassa il tempo. “La via crucis – canta, recitando – ha una lunghezza esatta di 500 metri. I più lunghi della Creazione. La teoria della relatività ammutolisce di fronte a questa distanza. La croce ha un peso esatto di 70 chili. Questi 70 chili sono i più pesanti dell’Universo, che gravita intorno a questa croce: la forza con cui Gesù la abbracciò, non è esprimibile. Un lavoro cosmico non misurabile”. 

    Il tempo è relativo, perché quell’ascesa continua, pur se fra mille venti di fuoco. E il grande attore, si fermò, insieme allo scrivente, al maestro, esausti, dopo la serata, sotto l’arco della Chiesa e disse: “Io non so, spero, cerco, ma è troppo grande tutto questo”. Parole che serbiamo nel nostro cuore, afferrando la speranza, la ricerca, la grandezza dell’Uomo. E riflettemmo su queste parole dello scrittore cileno: “L’essere umano”, ha la dolorosa capacità di vivere senza interrogarsi sul senso della vita, e può trascorrere anni in quello stato di vuoto. Ma quando il dolore irrompe nella tua vita, allora diventa difficile sfuggire alla grande domanda sul significato del dolore. Perché non è degno dell’uomo soffrire come bestie, cioè con ruggiti e senza domande.” Il resto è ancora da scrivere. Le musiche della “Bella Passione” sono dell’amico Antonio Granata, anima della rappresentazione portata in giro per l’Italia. “Sebastiano manca, se n’è andato troppo presto – dice oggi Granata – è l’unico Pirandello che avevamo qui”.

  • FLORIDIA. “MISSA SOLEMNIS” PER IL PASTORE DI FLORIDIA.

    FLORIDIA. “MISSA SOLEMNIS” PER IL PASTORE DI FLORIDIA.

    IL VESCOVO, PAPPALARDO: “DON ANTONINO HA CONFORMATO LA SUA VITA AL CRISTO”

    Si stringono intorno all’amato religioso le persone , gli amici, le autorità civili e militari, i precedenti parroci e tutta la comunità sacerdotale della provincia
    Le navate della matrice non bastano ad accogliere tutti , a testimonianza della comunione di un uomo di fede, sempre a servizio degli altri. Il vescovo ha imperniato l’omelia su un passo del Vangelo di Luca, sottolineando il mistero della vita e del passaggio alla morte.

    “Un sacerdote che ha conformato la sua vita al Cristo buon pastore – ha esordito -. Andava a trovare tutti i suoi parrocchiani in ospedale, a casa, dovunque ci fosse bisogno. Era servitore dei suoi confratelli. Non ho mai sentito esprimere un giudizio su qualcuno dalla sua bocca. Mi piace ricordarlo per la sua amorevolezza. Aveva tante volte pregato per il suo popolo, e si è affidato al Signore. Adesso i fedeli si sono stretti intorno a lui: sono qui, proprio per rendere omaggio all’aver speso la sua vita per la comunità – ha aggiunto -. Padre Antonino si è fatto intermediario della misericordia: è illuminante il suo esempio nel cammino della carità che si fa servizio. Quasi 48 anni di umile servizio per la Chiesa (applausi)”. Sono parole profonde, che riuniscono ancora una volta, la comunità provata da una perdita non comune. La perdita di un familiare, un amico, un ministro religioso che non ha mai lesinato sforzi per amare, assistere, consolare la sua Floridia. Poi, fra la sua gente, l’uscita del feretro fra gli applausi. E le lacrime.

    Presente il personale della Tenenza dei Carabinieri di Floridia, la Misericordia, i ragazzi della chiesa madre, il Sindaco, i Vigili urbani, gli scout, a confortare i parenti, insieme alla cittadinanza

  • FLORIDIA. LA CITTÀ RENDE OMAGGIO AL SUO PARROCO

    FLORIDIA. LA CITTÀ RENDE OMAGGIO AL SUO PARROCO

    Don Antonio Loterzo “Punto di roferimento per ke famiglie”

    Cristian Fontana: “Don Antonino, l’uomo che correva per tutti, coscienza collettiva, imperitura, la sua azione”
    È stato un flusso inarrestabile di fedeli, amici da ogni parte della provincia per salutare, prima delle solenni esequie di domani, don Antonino Loterzo. La Camera ardente, allestita nella rettoria di Sant’Antonio, ha accolto commozione, dolore, ma anche riconoscenza per l’uomo che, instancabilmente, ha curato i suoi fratelli. I social sono impazziti: commenti, aneddoti, vite vissute. La gente è incredula.

    Foto di 2minuti notizie

    Oggi, peraltro, è anche il giorno del suo compleanno. Tutti hanno lasciato la propria testimonianza. L’atmosfera è scura, pur in una giornata di Sole. Le bandiere a mezz’asta del Comune, completano il quadro di tristezza che ha permeato la città. Non sarà facile dimenticarlo per la sincerità e bontà della sua azione pastorale e umana in tutto l’entroterra. Toccanti le parole di Cristian Fontana, governatore presso la chiesa dedicata Santo di Padova.”Ci lascia non solo l’arciprete di Floridia, il parroco della chiesa madre, ma il padre di tutti, il servo che correva, che non si fermava un attimo,che tralasciava se stesso per gli altri. Tanti ricordi – dice- mi legano a lui. Dopo 28 anni mi ha concesso il privilegio di essergli accanto nel momento del passaggio dalla Terra al Cielo. Non lo dimenticheremo mai. Ma sarà esempio ancor più dal Cielo “.

  • VIAGGIO AL CENTRO DELLA SICILIA, RITRAENDO L’UOMO, LA PASSIONE, LA SPERANZA

    VIAGGIO AL CENTRO DELLA SICILIA, RITRAENDO L’UOMO, LA PASSIONE, LA SPERANZA

    Giuseppe Muccio e Attilio Russo incrementano il lavoro di osservazione delle feste patronali, già apprezzato nelle loro pubblicazioni, per rilanciare etica, riflessione, paralleli di vita.

    Fotografi, subacquei, maestri del particolare che fa la differenza, Giuseppe Muccio E Attilio Russo hanno setacciato l’agro siculo alla ricerca di gocce di sudore, sangue, lacrime, stati d’animo. Il lavoro meticoloso è premiante: sono cercatori instancabili che dipingono la fotografia di una Trinacria dalle mille sfaccettature.

    Foto di Giuseppe Muccio & Attilio Russo

    Una terra non stereotipata come si osserva nelle fiction televisive, ma immersa in una costante analisi del sé, delle sue contraddizioni, alla ricerca della liberazione da un fardello attraverso la catarsi delle tradizioni popolari. Quadri ignoti ai più. Come quello del Cristo sull’asinello in un paesino ignoto. Il simulacro è dondolante, la pietas popolare lo tiene fermo nel suo cammino triste, consapevole. È il cammino di tutti, incerto, attonito, verso l’ignoto. Chiaroscurale l’ascesa della Croce, spinta da un folto stuolo di fedeli sul lato più ripido della montagna, dove nuvole e azzurri pastello si abbracciano dissolvendosi in un bacio lieve. Una Madonna che esce dalla spuma del mare, è un fremito di emozione, come un qualcosa di inatteso esce sempre dagli abissi della coscienza per vedere una luce più vera. La Sicilia di Muccio e Russo si consuma fra viottoli in pietra e carretti variopinti, o povere vesti in bianco e nero. Quante Sicilie ci sono? Tante, pallide, austere, oppure festanti per l’uscita di un Santo che non può elargir grazie a chiunque, ma riaccende il sorriso della speranza; un santo che scava di lacrime il volto di un vecchio, dietro alla finestra, alla ricerca della compagna assente. I due fotografi si telefonano, corrono, come cronisti, sui “luoghi del pane”, attraversandone gli archi di grano, regalo di Madre Terra all’agricoltore, alle mani laboriose. Sotto i campanili, fra gli ‘nzareddi, sgusciando fra gli striscioni porpora, fermano l’attimo e gli donano lucore. E il quadro antropologico, gradualmente prende una forma complessa, vivida, capace d’inglobare le contraddizioni di un’Isola dominata eppure unica, irripetibile, cangiante, vergata dalla sofferenza che atterrisce ed affanna, innamora ed eleva l’animo. È un mondo a sé. L’esperienza di Russo, messinese, autore di numerose pubblicazioni e mostre di livello internazionale, declinata alla naturale tensione all’infinito di Peppe Muccio, specializzato reporter anche nella ricerca sottomarina, rivelano una prospettiva sempre nuova. Non puoi osservare un loro ritratto distrattamente. Ogni scatto è misurato, figlio di una sequenza di frames necessari a scrutare l’imperscrutabile. E in un momento storico come l’attuale, permeato da ansie, avidità, sterili lotte di potere, i dipinti del Sole e della Luna, del vento e delle nuvole, del mare e del fuoco, rilanciano l’isolitudine sciasciana, ma anche la coscienza di un popolo che è tale perché crogiuolo fuso di lingue, idee, arti e mestieri. Il lato religioso? Certo. I benpensanti potrebbero ridurlo a un semplice atto di superstizione. Così non è; piuttosto un incessante cammino interiore, dove gli elementi naturali non sono mai banali per chi sa leggere senza pregiudizi. E i due non hanno paura a riaccendere il fuoco della speranza, facendo comprendere come l’equilibrio dell’uomo sia sempre delicato. Ché la nuda terra, come i sanpietrini accidentati e il mare infinito non sono mai sicuri. Un’instabile armonia, come quella del Cristo che rischia di cadere da un asinello, in una Pasqua di rinascita e vita, dove il dialogo con l’infinito l’intrattiene, con la sua profonda semplicità, una donna vestita a lutto, a mani giunte verso l’alto.

    Note a margine: Gli autori hanno preferito non apporre i nomi delle località. Sarà fatto al momento del loro nuovo lavoro. I due professionisti, già impegnati in collaborazioni di prestigio, promettono di tenere informati i lettori di 2minuti al momento dell’uscita delle nuove esperienze sul territorio.

  • FERLA. “LE PROVE DI CARICO POTREBBERO RIAPRIRE, ANCHE PARZIALMENTE, IL PONTE“

    FERLA. “LE PROVE DI CARICO POTREBBERO RIAPRIRE, ANCHE PARZIALMENTE, IL PONTE“

    Sono ore di fibrillazione. Troviamo Giansiracusa in contatto con la Provincia e piccoli passi in avanti si sono fatti rispetto al summit degli scorsi giorni in Prefettura. “Il Libero Consorzio avrebbe nominato un legale – racconta – per chiedere alla Procura degli accertamenti tecnici, già da essa disposti, integrandoli, però, con prove di carico. Ciò nell’attesa dell’intervento di consolidamento già finanziato con decreto del 25 giugno. Il Libero Consorzio dovrà appaltare successivamente, ma, una prova strutturale di carico, consentirebbe, nelle more di tutto ciò, una percorrenza del PONTE sull’Anapo. Il transito potrebbe avvenire a tonnellaggio limitato e a senso unico alternato”.

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    Non resta, quindi, che accelerare le procedure di gara per l’intervento finanziato, circa 325000 euro, definito come “rafforzamento locale” di consolidamento. “Contemporaneamente- prosegue- interloquire con la Procura attraverso l’ente proprietario, per una ulteriore indagine che possa portare “qualora sussistano i requisiti tecnici di non immediata pericolo di crollo, ferme restando le criticità già accertate. Anche perché nel Provvedimento si legge di un pericolo imminente di crollo, in attesa di ulteriori approfondimenti “. Questa dicitura ci fa sperare, dice Giansiracusa, ché nel frattempo, domani sera alle 22 terrà un discorso pubblico in Piazza centrale.

  • SIRACUSA. FRAMMENTI DI Festival dei Giovani Musicisti

    SIRACUSA. FRAMMENTI DI Festival dei Giovani Musicisti

    Gian Piero Reverberi magnificato dalla violinista Giuseppa Modica e dal maestro Valerio Massaro.

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    Una sinfonietta dialogante tra violino e chitarra a rischiarare di Laguna un angolo di Trinacria. Da brivido le nuances armoniche in questo infuocato intreccio di corde in la minore.

  • SIRACUSA. CALA IL SIPARIO SUL PRIMO “Festival dei Giovani Musicisti” GENERAZIONI A CONFRONTO

    SIRACUSA. CALA IL SIPARIO SUL PRIMO “Festival dei Giovani Musicisti” GENERAZIONI A CONFRONTO

    PER CONDIVIDERE MUSICA, CANTO, LETTERATURA, MANIFATTURA SRUMENTALE.

    L’idea di Valerio Massaro, Giada Scarpato, e dei loro amici, tutti ospiti di Carlo Muratori, indiscutibile talento nostrano, vola sul mainstream, obsoleto e “politico”. Aver creato valore intergenerazionale è meritorio e dona lucore a una terra dove è sempre più difficile esprimersi compiutamente.

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    Soirèe di gala su un patio d’autore. Dopo le masterclasses, il concerto che mette insieme pentagramma, lirica, scrittura. La formula è innovativa e leggera da fruire. I maestri Valerio Massaro e Giuseppa Modica, stimata violinista e liutaia, hanno aperto la serata con garbata e profonda vibrazione, per poi immettere delicati e passionali frammenti della produzione testuale di Giada Scarpato. Cantautrice, scrittrice, aĺla ricerca e sintesi emozionale col suo testo “Sfumature di Porpora”. Lì, dove il colore rappresenta l’apice deĺle umane debolezze, azioni, elevazioni. Violino e chitarra classica disegnano un sentiero partendo da Boccherini, per affrontare epoche, mutamenti, stilemi in trasformazione. Davvero pregevole, intriso di microdinamiche, anche il barocco moderno di Reverberi, restituito con eleganza dai due artisti in una infuocata “Odissea Veneziana”. Le sfumature di Porpora sono sintesi della tavola armonica delle infinite umane sensazioni, come poi sottolineato dell’autrice. “Sono spezzoni forti, che rappresentano esperienze da interpretare, un manuale psicologico da consultare per ritrovarsi un po’”.

    “Hai vinto te stesso, sei andato oltre le supposizioni” recita la lirica voce narrante di Maria Lucia Riccioli. “Oltre il non concepibile: la tua creatività si stupisce dinanzi alla grandezza deĺla tua follia, e sei arrivato là, dove il battito supera l’azione”. Il verseggiare è rosso sangue e denso scorre sul pentagramma, irrituale e lieve al contempo. Un inno al coraggio di andare oltre, “Dove l’illusione è realtà “. “On the velvet” la soprano, voce narrante, che ha librato il suo diaframma in “Smile” e John Dowland Énekegyüttes, a significare che la Musica non ha confini cronologici.

    Di fatto è la prima manifestazione atipica, coinvolgente, aggregante. È prevalsa l’amicizia, la condivisione d’intenti, la creatività, in quel magico patio sotto le stelle, ospiti della “Triade”, scrigno d’idee in trasformazione. Giusto ricordare l’apporto deĺl’associazione Croche double Croche, della “Aquila”, e di tutti coloro i quali si sono spesi in questa tre giorni vertiginosa, dove grandi e piccoli musicisti han trovato la loro dimensione onirica, ma anche materiale, fatta di terra, aria, vento, fuoco.

    Di pregevole impatto didattico, l’operato del maestro Stefano Linares, eclettico, dalle sfumature “porpora”, giusto per restare in tema, del sempre inappuntabile Massimo Simeone, e, appunto della potente voce di Mari Lucia Riccioli. Di tutti. Perché solo insieme si può andare “oltre”.

  • SIRACUSA. AL VIA Il PRIMO “Festival dei Giovani Musicisti”

    SIRACUSA. AL VIA Il PRIMO “Festival dei Giovani Musicisti”

    Apre il sipario sul primo festival musicale dei giovani. Presso l’associazione Triade di Belvedere, il maestro Valerio Massaro, ha tenuto le iniziali masterclasses per i suoi allievi. Attraverso le partnership con i liutai locali e i professionisti delle corde dello Stivale, Massaro ha plasmato una nuova forma rispetto ai soliti festival per strumentisti e amanti del belcanto (che debbono continuare a esistere, ci mancherebbe).

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    Il suo intento, insieme ai colleghi, Carlo Maria Simeone e Stefano Linares, è rendere più facile, e contemporaneamente passionale, l’approccio alla massima espressione umana. Quella che non necessita di traduzioni : la Musica. Ed è bello vedere ancora giovanissimi – lontanissimi dal condizionamento di loop, rap, strumming discutibili – che chiedono di sapere, di tecnica. Si pongono domande che si traslano anche nella vita di tutti i giorni, ponendosi a un livello interpretativo altro e ‘alto’ rispetto ai coetanei. Non si contentano di una strimpellata, pretendono impegno, si mettono in gioco. È, peraltro, un evento scevro da sponsorizzazioni istituzionali. E questo lo rende ancor più fresco, naturale. Alle 20, fra poco, il primo concerto con Carlo Simenone e Stefano Linares al sax. Domani c’è spazio per la letteratura, con Giada Scarpato, e le sue “Sfumature di Porpora”, a rilanciare una delicata declinazione fra musica, poesia, echi d’anima. In tre giorni si condensa un sapere antico, un artigianato dello scrivere, comporre, eseguire. Qualcosa di prezioso che va coltivato, accarezzato, ché serve per riflettere sulle mille sfumature grigie che ci attraversano, troppo spesso inerti, Inconsapevoli. Un invito a fermarsi per ritrovare quella metrica interiore necessaria a guardare ciò che accade con una rinnovata attenzione e vera consapevolezza.

  • PRIOLO GARGALLO. BRUCIA, PRIOLO E DINTORNI AVVOLTI DALLE FIAMME DEI TERRENI INCOLTI.

    PRIOLO GARGALLO. BRUCIA, PRIOLO E DINTORNI AVVOLTI DALLE FIAMME DEI TERRENI INCOLTI.

    La città avvolta da una greve coltre di grigio e odori nauseabondi. Il Sole si è oscurato. Lo ripetiamo da anni. Siamo stanchi di mantrizzare le stesse cose. È stanca la gente di subire e sentirsi ripetere le stesse cose. Certo, I terreni vanno curati.

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    Ma chi controlla? E chi controlla il controllore. Intanto, anche i suoi polmoni, respirano fumi “benefici”. (Immagini esclusive 2minuti, ringraziamo un nostro lettore per il contributo audiovisivo)

  • SOLARINO. UN “MONUMENTALE” MAIDA SCOLPISCE IL SUONO DIPINGENDOLO SU UNA TELA IMMORTALE

    SOLARINO. UN “MONUMENTALE” MAIDA SCOLPISCE IL SUONO DIPINGENDOLO SU UNA TELA IMMORTALE

    C’è tanta potenza espressiva, classe, empatia, nel maestro nisseno, che fa rivivere partiture in attesa del suo tocco

    È un “Dyens con fuoco”, che rinasce sotto le sue mani. Quel Dyens che compose uno dei pezzi proposti iersera al sesto “Solarino International Festival”, ha alitato il suo pathos sul fortunato uditorio. Non è esagerazione questa piccola cronaca. Il “professore” della chitarra, allievo di Diaz, sprigiona una incalcolabile varietà di toni, colori, schegge di un umanesimo letterario traslato sulla chitarra. Ne vien fuori più di un fuoriprogramma. I preludi di Bach fioriscono con una potenza e consapevolezza insolita, meditativa, di quelle che scavano dentro, così come avrebbe voluto il grande compositore. Bisogna riascoltare per rendersene conto. Ogni nota è messa lì come un piccolo universo in espansione, libero dai legami del puro esercizio di stile

    GUARDA IL VIDEO DI 2minuti ⤴️

    . “Un grande onore esser qui – ha detto Maida dopo l’ouverture di Bach. E regala una sua trascrizione di valzer di Chopin: il Grande Valzer brillante opera 32 e opera 64. “Ho solo tolto qualche nota, i pianisti mi scuseranno”, si schermisce. Ma, anche qui, la naturale “humilitas” cede il passo ai ricami, ai repentini, romantici, cambi di ritmo, alle vibrazioni che scuotono, modulandosi in umori, paesaggi sonori di rarefatti cromatismi. Maida ha dato tutto, com’è suo abito interiore. A gustarne l’arte, oltre al pubblico, uno fra le sue centinaia di allievi, proprio l’organizzatore del Festival, Fabio Barbagallo. Neppure una legatura, una ghost-note ha inficiato una performance pressoché perfetta sotto ogni piano la si guardi. IL suo ricercare il contrasto fra diversi generi, approdando al maestro Colonna, alla contemporaneità che lambisce il pop, per operare una catarsi in “The last spring”, permeata da quella melanconica vena dell’italico genio: l’arpeggiato rimanda ai “Recuerdos de la Alhambra”. E tutto diventa naturalmente orchestrale, letterario, scultoreo. Personalissima e fedele la resa del Campero di Piazzolla, descrizione di una Primavera Portena da incorniciare. Un passaggio anche sul lungamente studiato Sor, compositore iberico che fa impazzire gli studenti, come a dire: si ripassa sempre. E senza fare accademia, ché la chitarra, alla fin fine, affonda le sue radici nella penisola iberica. Con Dyens, e il suo “Con Fuoco”, s’immerge nel sentire doloroso del leggendario compositeur parigino, che è – soprattutto – un invito alla rivalsa, al non arrendersi mai, al fuoco che scorre dentro ognuno. Quell’impeto necessario a superare le difficoltà della vita. Maida inarrivabile e attendiamo di deliziarci nel sentirlo in duo col maestro bresciano, Giulio Tampalini, con il quale fa spesso coppia armonica.

  • SOLARINO. Il PRIMO CONCERTO DI MILICA IN ITALIA

    SOLARINO. Il PRIMO CONCERTO DI MILICA IN ITALIA

    La chitarrista Serba incanta l’uditorio di San Paolo

    Milica Ristic sfodera subito una poetica degli armonici di finissime trame già sul “Dia de novembre” di Leo Brower. La chitarrista serba è espressiva e cattura l’attenzione con la sua personalissima tecnica intrisa di arpeggi ed escursioni dinamiche davvero coinvolgenti . Il repertorio passa per “l’allegro risoluto di Paganini”, dove la fluidità dei movimenti si proietta con naturalezza lungo il rettangolo del palazzo comunale. La “ragazza di Belgrado” sfodera disinvoltura e rende semplice i passaggi più ostici; naturale, intimistica, scorre veloce sull’ebano della tastiera, fissando i concetti letterari dei suoi compositori.Piazolla,

    GUARDA IL VIDEO di 2minuti ⤴️

    “Verano porteno”, viene risolto con quel delicato mix tra passione, tecnica, rispetto della partitura. Un’artista completa, dalla ricca tavolozza di colori, che apre questo sesto evento internazionale nel modo più efficace e spettacolare per la chitarra classica. Il maestro Fabio Barbagallo ha ringraziato, come era giusto che fosse, l’amministrazione comunale e il sindaco,
    Sebastiano Scorpo, per il sostegno alla diffusione della cultura delle seicorde. Pirotecnica, malinconica, eppure incantevole, anche nel finale di matrice sudamericana. Chapeau.